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Storia Muro Lucano

L’antica città lucana: Numistrum

L’attuale Basilicata occupa buona parte del territorio, dove era insediato il popolo Lucano agli inizi del V secolo a.C. Questa popolazione, che era di ceppo italico, conquistò il territorio compreso tra i fiumi Sele, Bradano, Laos e Crati. Plinio il Vecchio, nella sua opera “Naturalis Historia” cita i popoli che la abitarono e, fra questi, scrisse “quibus Numestrani iuguntur”, cioè gli abitanti di Numistrum. L’antica città Lucana, si trova a circa 6 Km di distanza da Muro Lucano, in località Raia San Basilio, ed è la città madre della nuova e attuale. Presso le sue mura, nel 542 del calendario Giuliano, cioè 210 a.C. del nostro, si è combattuta una battaglia della seconda guerra punica fra il console romano Marcello e il generale cartaginese Annibale. Da Lucana, Numistrum diventò urbe romana sotto il dominio della Repubblica Romana. Quando, nel 476 d.C., l’Impero Romano d’Oriente si disgregò, la città rimase senza alcuna difesa, così il popolo si disperse sulle montagne vicine, dove la fitta vegetazione la proteggeva da possibili attacchi di altre popolazioni. Nacquero i Casali, abitati dal ceto ricco, che portava con sé la maestranza e i servi, quindi erano poche decine persone, o al massimo qualche centinaio. Quando, nell’VIII secolo, i Saraceni cominciarono a terrorizzare le popolazioni locali, saccheggiando le città, anche i vecchi abitanti di Numistrum temettero per la loro incolumità, così cercarono un punto inaccessibile e difeso da soldati longobardi. Il luogo inespugnabile, a circa 600 metri di altitudine, fu individuato lungo una collina arida e rocciosa, che aveva il lato orientale affacciato su di un crepaccio profondo, che raggiungeva altezze superiori ai 100 metri. In cima esisteva, già, una torre d’avvistamento longobarda, mentre a sud la protezione era offerta da una fitta vegetazione. Le popolazioni dei casali cominciarono a confluire in questo posto, e a costruire le prime abitazioni. Nel IX, stava nascendo il Pianello.

La nuova città: Muro

La nuova città stava crescendo, anche come popolazione, e con essa anche la fortezza assumeva le dimensioni di un castello e, inoltre, stava nascendo la cattedrale (metà del XI secolo a.C.).
I pianellesi costruirono mura fortificate verso sud-est e nord-ovest, in modo che la città fosse ben protetta da attacchi di popolazioni barbare. Il borgo Pianello, però, non poteva contenere altra gente che vi confluiva, così si cominciò a costruire fuori le mura. Questi nuovi quartieri erano indicati come le case fuori il muro, nacque, in questo modo, la città di Muro. Ai Longobardi succedettero i Normanni, poi gli Angioini, gli Aragonesi, e il potere feudale degli Orsini. Con la legge sovversiva di Giuseppe Bonaparte, del 1806, gli Orsini persero il Feudo e vendettero tutte le loro proprietà, così il potere passò in mano alla nuova classe emergente dei possidenti. Nel 1863, dopo l’unità d’Italia del 1861, al nome Muro fu aggiunto il suffisso Lucano per distinguere la città da Muro Leccese. Oggi la popolazione oscilla sulle 5.000 unità.

Il Castello

Il primo nucleo fortificato, che ha dato origini al castello di Muro, è datato nel IX-X secolo circa, ed era una torre di avvistamento longobarda con pochi soldati a difenderla. Con il passare dei secoli, e delle nuove dominazioni, al castello sono state aggiunte nuove stanze e piani, fino a raggiungere le massime dimensioni con gli Orsini nel XVIII secolo. Nel 1794 esso aveva la parte occidentale che terminava con due torri, che sono, in parte, ancora quelle originali, e un fossato che lo collegava con il resto della terraferma attraverso un ponte levatoio. In seguito a un terremoto, sempre in quella data, parte della torre esposta a sud, e l’ultimo piano, crollò sulle case sottostanti e la piazza di San Marco, causando centinaia di morti. Con la ricostruzione fu eliminato e coperto il fossato, e fu costruita la parte anteriore, con scalinata, ancora evidente ai giorni nostri. Il 23 novembre 1980, domenica, alle ore 19:34, un altro fortissimo terremoto ha distrutto quello che fu aggiunto nel XIX secolo, dopo il movimento di terra del 1794.
La ricostruzione ha seguito la pianta del periodo, anche se, parte del castello, presenta edilizia moderna, cioè cementizia. Oggi, è proprietà privata, e non visitabile dai turisti, anche se piccoli gruppi, chiedendo il permesso ai proprietari, possono visitarne parte.

La Cattedrale

Le prime notizie sulla cattedrale di Muro portano alla data dell’anno 1009, anche se la nomina del primo vescovo, Leone, è del 1050. L’edilizia costruttiva ha subito varie modifiche nei secoli; infatti, essa era composta di un’unica navata, cui l’abside era in direzione est. Nel 1728, con il vescovo Manfredi e il papa Benedetto XIII, che donò alla diocesi 3.000 ducati, fu riedificata e abbellita la navata, con orientamento a nord, cui seguì lo spostamento dell’altare in questa nuova posizione, dandole, così, un aspetto degno di cattedrale imponente e piena di affreschi bellissimi. Il terremoto del 23 novembre 1980 ha distrutto questa navata con tutti i suoi dipinti. Oggi, la cattedrale è ancora un cantiere in fase ultimativa interna, così essa non è visitabile.
I grandi quadri, tra cui la “Madonna del Rosario” del pittore fiammingo Cornelis de Smet, e il Servizio Pontificale Solenne forgiato in argento dal grande artista romano Luigi Valadier, sono custoditi a Palazzo Lanfranchi in Matera, in attesa che il museo diocesano di Muro apra i battenti, riappropriandosi di pezzi di storia così importanti. È possibile, invece, ammirare il trono vescovile ligneo e intagliato finemente, donato dal vescovo Orsini nel XVIII secolo, e il postergale, anch’esso di ottima fattura, donato dal Papa Benedetto XIII nel 1728, esposti nella chiesa parrocchiale Sant’Andrea Apostolo in piazza don Minzoni.

San Gerardo Majella

Gerardo Majella nacque il 6 aprile 1726 nel borgo del Pianello, in Muro Lucano, da una famiglia povera. Fin da piccolo trova nella figura della Madonna il suo approdo di adorazione totale, come se la Vergine fosse la mamma o addirittura la sua fidanzata, nel senso della spiritualità unica e dogmatica. Il vivere in un paese di collina, lo fa crescere con la cultura della magia e del mistero umano e, lui, vuole assolutamente entrare a far parte della chiesa come frate presso il convento dei cappuccini o quello degli antoniani, che si trovano in paese. Per la sua struttura fisica gracile e malaticcia, e il suo agire, non è accettato in nessuno dei due conventi. Infatti, le azioni del giovane Gerardo sono fuori da ogni regola ecclesiastica o umana. Egli si reca ogni giorno al Santuario Mariano di Capodigiano, dove dice di ricevere il pane da un bambino che scende dalle braccia della Madonna. Quel panino è il pane eucaristico che riceve dalle mani del Bambino Gesù. Un’altra azione che indigna i paesani, tanto da farlo definire pazzo o addirittura stolto, avviene quando infila l’anello di fidanzamento alla statua della Vergine Maria portata in processione. Diventa anche discepolo presso la sartoria Pannuto, ma anche questo non lo soddisfa. Il suo obiettivo è dedicare la sua vita alla Madonna e ai poveri. L’occasione, che aspettava per entrare in un convento, succede quando, per Muro, passano i padri redentorista di Deliceto (Foggia). Egli fugge da casa e li segue, trovando anche lì grosse difficoltà nell’essere accettato. Alla fine riesce nel suo intento e valica l’ingresso, di quello che sarà per lui l’inizio della vita dedicata agli altri. Viaggia a dorso di un mulo per la Puglia, Campania e Basilicata, compiendo vari miracoli e portando sollievo alle anime in pena, o ai malati. La sua salute, però, già cagionevole, peggiora con il passare del tempo poiché non si cura e viaggia con ogni tempo. Inoltre, mortifica la sua persona con flagellazioni della carne per non cadere in tentazione. Sua meta era anche Materdomini (AV) e, proprio qui, il 16 ottobre 1755, muore, assistito dai padri fratelli e da tutte le popolazioni, che già lo adoravano come santo.
Il 29 gennaio 1893, papa Leone XIII lo beatifica, mentre Papa Pio X lo eleva Santo l’11 dicembre 1904. Dal 1992 è Patrono delle madri gestanti e dei loro figli, inoltre è il Santo Patrono della Basilicata insieme alla Madonna nera di Viggiano. Al borgo Pianello si possono visitare la casa, dov’è nato, e la sartoria, dov’era discepolo per diventare sarto.

Il ponte del Pianello

In direzione est, esattamente sulla strada che porta a Bella, c’è la grande frazione di Capodigiano, collegata con la città di Muro attraverso un ponte in cemento armato, inaugurato nel 1918. Prima di questo ponte, esisteva l’unico collegamento possibile attraverso il passaggio del percorso delle “Ripe”, che partendo dalla Cattedrale raggiungeva la parte alta del Pianello per, poi, riprendere il percorso roccioso e giungere fino alla profondità del piccolo canyon, dove si trovava, ed esiste ancora, il ponte romanico del 1100 d.C., costruito da maestranze melfitane. Superato il ponte, si trova, ancora oggi, la fontana che giunge dalle sorgenti dell’Acquaviva e i resti dei mulini ad acqua che macinavano grano e olive. Più su c’era la grande gualchiera, dove si lavorava la lana, fino al prodotto finale, che inquinava il fiume Rescio che scorreva placido fra le insenature delle “Ripe”. Il percorso, naturalmente, era tortuoso, impervio e pericoloso. Nel 1915, il sindaco, l’ingegner Luigi Pistolese, dona il progetto del nuovo ponte sul fiume San Pietro, che collegherà Muro a Capodigiano, ai cittadini che amministra. La domenica del 14 luglio 1918, il sindaco attraversa per primo il nuovo ponte per l’inaugurazione, che darà nuova linfa di sviluppo alla città. Esso è un’opera ingegneristica di elevata fattura poiché costruito in cemento armato, con un arco parabolico di 40 metri, che sostiene la strada, con lunghezza di m. 76,30 e larghezza di m. 5,20, e, inoltre, presenta un’altezza da brividi nel punto più alto di m. 105,00. Nonostante due forti terremoti, 1930 e 1980, il ponte non ha subito danni ed è ancora percorribile da mezzi leggeri e pesanti, e da chi vuole avere del brivido affacciandosi alla balaustra, sempre che abbia coraggio nel farlo.

Il museo archeologico nazionale della Basilicata nord occidentale (ex Seminario Diocesano)

Nel 1565 è inaugurato il primo Seminario Diocesano della Basilicata nella città di Muro.
In questi luoghi hanno studiato tantissimi seminaristi che, poi, sono diventati sacerdoti o vescovi. Esso ha funzionato fino allo scoppio della prima guerra mondiale, quando fu aperto il Seminario Pontificio minore di Potenza, per diventare, in seguito, convitto ginnasiale, collegio e sede del Liceo scientifico Enrico Fermi, fino al 23 novembre 1980. Dopo una ricostruzione, che ne ha modificato l’interno, nel 2003 è stato inaugurato il Museo Archeologico Nazionale della Basilicata nord-occidentale. Negli ampi saloni, che si dipanano in tre piani, sono in mostra i reperti della zona del Marmo Melandro datati dagli inizi del VI-V secolo a.C., fino alla caduta dell’Impero Romano d’Occidente. Il piano terra ospita i reperti della necropoli delle genti Peuketiantes, provenienti da Baragiano. Il primo piano è la vetrina dei Lucani, in particolar modo di reperti che arrivano da Numistrum e dal Santuario pagano di Ruoti. La continuazione di questa sezione, invece, ospita epigrafi e tombe dell’epoca romana, appena subentrata a quella Lucana. Il terzo piano è il più bello perché presenta al visitatore tre magnifici mosaici di una villa di San Giovanni di Ruoti, uno di Oppido, per, poi, continuare il viaggio nella storia e negli usi di quella gens che abitò il territorio. Il museo offre, con le sue ampie terrazze, visioni spettacolari del borgo Pianello, di parte della città, e della bellissima vallata che si tinge di un colore verde brillante nei mesi primaverili.
Il Santuario della Madonna delle Grazie di Capodigiano
“… in tempi, che correano in tal regno delle guerre Civili, i Popoli de’ Casali, ch’erano così dispersi, avessero risoluto lasciare gli abituri edificati in varie contrade, come meno abili a’ resistere alle forze nemiche, e si fossero ritirati in questo alpestre, e per così dire inaccessibile monte, ov’era un muro antichissimo che si è quel dell’Episcopio verso mezzodì e che quivi avessero cominciato a fare delle abitazioni, ed anche la Chiesa”.
Questa epigrafe storica si trovava in un angolo del muro della chiesa di Capodigiano, dedicato alla Madonna delle Grazie, purtroppo, con il terremoto del 23 novembre 1980, è andata persa. Prima della costruzione della chiesa cristiana, essa era un tempio pagano; infatti, all’ingresso, sono ben conservati due leoni in pietra e un’ara sacrificale. La costruzione del nuovo edificio di culto cristiano fu affidata a mastro Ruggero Sarolo di Muro, che edificò anche la chiesa di Santa Maria di Pierno, di Rapolla, e di San Michele a Potenza. Oggi, anche se la struttura è diversa dall’originale, conserva parte degli affreschi bizantini, e la statua della Madonna, portata in processione il 2 luglio.

Percorsi naturalistici

Le montagne muresi sono di una bellezza unica perché presentano una flora e fauna stupenda e selvatica. Passeggiare lungo i sentieri nei boschi, oltre la grande varietà di flora e il verde splendido di faggete centenarie, può riservare incontri unici con volpi che vi attraversano la strada, cinghiali e, alzando lo sguardo, avvistare falchi, centinaia di gazze, uccelli di tutte le dimensioni e colori. Inoltre, arrivati a Settacque, dopo una sosta all’ombra di chiome lussureggianti, potrete fare una camminata fino all’ingresso delle Grotte dei Vucculi e, se attrezzati e accompagnati, il viaggio nelle viscere della terra è d’obbligo. Lungo i vari tragitti, non è difficile incontrare aziende di allevamenti di ovini, caprini e vaccini, dove potrete assistere alla lavorazione di formaggi e derivati, e degustarne il buon sapore della montagna.

Personaggi famosi (alcuni)

Notizie storiche
Galdino Zaccardo

A 18 Km da Muro direzione Potenza

Sorge l’Archeoparco del Basileus ,a Baragiano,in località Toppo Sant’Antonio . Qui 2500 anni fa visse e fu sepolto con le armi di tipo greco ,corredo di bronzi e ceramiche decorate con i miti di Eracle e Teseo ed i simboli del potere il re dei Peuketiantes. L’Archeoparco del Basileus è “una porta d’ingresso” nella storia e nel mito attraverso l’archeologia lucana,un viaggio che si svolge per mezzo di postazioni geografiche,in un percorso emozionale trasversale nel tempo,creato con l’obiettivo di sorprendere,divertire e far apprendere attraverso oggetti,situazioni,giochi. L’Archeoparco propone diverse chiavi di lettura,culturale ,scientifica,didattica e ludica per avvicinare il pubblico alla conoscenza dell’antichità e della storia.

A 20 Km in direzione Avellino

Sorge l’Osservatorio Astronomico di Toppo di Castelgrande uno dei più significativi siti d’Italia per l’osservazione del cielo.L’impianto gode di una posizione privilegiata,favorita dalle condizioni geografiche ed ambientali ,l’assenza d’inquinamento atmosferico e luminoso creano le codizioni ideali per l’osservazione in quasi tutti i periodi dell’anno. La Stazione astrologica ospita un potente telescopio da mt 1,5 di apertura ,indicato con la sigla TTI ,da Toppo Telescope n°1.

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